Stefano Gai: crederci sempre, fino in fondo

Il neo campione italiano della serie Endurance si racconta. La conquista del titolo, la stagione, i suo compagni, il team, l'amore per il marchio Ferrari e il suo futuro.
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Fabio Baldini l’aveva definita “missione impossibile….ma possibile”. Lui, Stefano Gai, non ha voluto deludere il suo team principal conquistando un titolo che alla vigilia del gran finale del Mugello, effettivamente, sembrava un’impresa davvero ardua.

La vittoria nella serie Endurance del Campionato Italiano Gran Turismo 2019 è stata un vero trionfo per il 33enne pilota milanese, la seconda nella serie tricolore dopo il titolo del 2016 e i due secondi posti ottenuti nelle ultime due edizioni.

Stefano, quale tra i due successi è stato più difficile?

"Forse è stato più impegnativo quella del 2016, del resto in quella occasione i week end erano sette, è vero che quest’anno sono state gare di tre ore, ma allora il campionato era lungo e si è corso su 14 gare. La più bella tra le due, sicuramente quella di quest’anno perché le condizioni erano completamente diverse, anche con riferimento alle ultime due edizioni, quando siamo arrivati al gran finale della stagione in testa al campionato e poi abbiamo perso. E poi quest’anno era davvero una mission impossible, cioè dovevano capitare due condizioni per poter vincere,  alla fine sono accadute. Quindi non la vedo come fortuna, ma come qualcosa che è ritornato a casa dopo essere svanito nelle ultime due stagioni."

Fisichella, Villeneuve, parlaci del tuo rapporto con loro.

"Ho avuto uno splendido rapporto con entrambi, Giancarlo è un pilota eccezionale, ottima persona anche umanamente, ma questo lo posso  dire perché lo conosco di più avendo corso con lui le ultime due stagioni, con lui ci sentiamo anche al di fuori delle gare e tra noi c’è una grande stima reciproca.  Prestazionalmente lo conosciamo tutti, sappiamo quello che è in grado di fare perché  ha il grande vantaggio di conoscere bene la 488 correndoci in tanti campionati. Giancarlo è quella persona che nel momento del bisogno ti dà una mano, anche nei miei confronti, non avendo fatto test, mi è stato di grande aiuto. Tutti ci fidiamo ciecamente di lui, se sale in macchina e trova una soluzione  migliorativa, non ci sono problemi e l’adottiamo subito. E’ una bella guida, questo è il vantaggio di avere Giancarlo in squadra."

E Jacques?

"Jacques, che dire, è un campione del mondo di Formula 1, non si discute. Con lui e Giancarlo abbiamo formato un equipaggio stellare, purtroppo anche lui ha avuto un problema, quello di non conoscere la macchina. Perchè questo è stato un pò il nostro limite, al di là dello shake down ad inizio stagione a Vallelunga dove ha girato soprattutto Jacques, di test quasi nulla."

Chi è il più forte tra i due?

"E’ difficile rispondere, potrei dire Giancarlo perché l’ho frequentato di più e lo conosco meglio. Ci sono dei presupposti diversi, è chiaro che non sono tutti e due sullo stesso piano, Giancarlo la macchina la conosce da quando è nata  e ci ha corso ogni stagione 2/3 campionati, quindi è difficile fare un paragone tra i due. Io stesso quest’anno sono sempre stato più veloce di Jacques,  la vettura la conosco di più e il fatto che il giro più veloce in gara Jacques lo abbia fatto negli ultimi minuti del suo stint, questo dimostra che aveva solo bisogno di girare. Per rispondere in maniera secca, tra i due Giancarlo è il più veloce, ma solo per i motivi che ho esposto. Comunque rifarei subito l’equipaggio con Giancarlo e Jacques, ma chiederei al team più test.”

 

 

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Stefano, alla vigilia del Mugello credevi in questa vittoria?

"Nel motorsport non bisogna mai smettere di crederci perché ci sono tantissime variabili, specialmente in un campionato endurance rispetto ad uno sprint dove l’affidabilità e i componenti meccanici sono meno soggetti a sollecitazioni. Quindi, mai non crederci perché negli anni ho visto capitare di tutto. E’ vero, nel motorsport ci vuole un pò di fortuna, come del resto in tutti gli sport e nella vita, ma il nostro merito è stato di essere nel posto giusto al momento giusto quando sono capitati i due episodi che hanno determinato l’esito della gara e del campionato. 

Il primo, il ritiro della BMW, il secondo, la penalizzazione della Lamborghini, ma di questo minimizzerei, perché è capitato anche a noi nell’ultima gara dello scorso anno, con Giancarlo a cui è stato affibbiato un drive through, molto più penalizzante dei 5 secondi imposti in questa occasione. Secondo me la decisione è stata giusta, l’errore è stato fatto ma i commissari sportivi hanno ritenuto l’handicap tempo sufficiente per non penalizzare troppo un equipaggio in corsa per il titolo. Comunque, il regolamento parla chiaro e alla fine non ho visto reclami e proteste particolari. Noi certamente ne abbiamo approfittato, Antonio ha fatto uno stint da paura, crederci ci ho sempre creduto, ma non lo speravo perché dovevano accadere una serie di eventi di difficile combinazione.”

Dicci la verità, riusciresti mai a correre con una vettura diversa dalla Ferrari?

"Devo confidare che negli ultimi tre anni mi sono arrivate diverse proposte con auto di altre case, ma non le ho mai approfondite fino in fondo. Anche se  mio padre da due anni non è più legato più al marchio e posso fare ciò che voglio, tuttavia sono abituato a correre con la Ferrari. E quando corri con una Ferrari, non dico che tutto ciò che non è rosso è brutto, ci mancherebbe altro, ma per me sarebbe un declassamento. Certo, ci sono tanti altri marchi che vanno altrettanto forte, ma a livello di nome sarebbe un passo indietro. Comunque, posso pensare che un giorno arrivi una proposta allettante da parte di un’altra casa, ma a me piacerebbe continuare la carriera ancora con Ferrari. Sono tredici anni che corro con il cavallino, sei titoli vinti tra Challenge, Blancpain e GT italiano, mi piacerebbe andare avanti ancora un po’ in rosso. E’ evidente che le condizioni economiche per correre con una Ferrari sono più estreme rispetto ad altri marchi, e quindi è sempre più difficile fare budget, tuttavia  fino a quando le condizioni ed il team lo permettono e l’equipaggio è buono, continuerò ad andare avanti con Ferrari.”

Una confidenza, rivelaci cosa  ti ha detto papà Gai al termine della gara.

"Credo che mio padre non avesse minimamente realizzato che l’impresa si potesse compiere, le combinazioni erano tante. Al   termine della gara l’ho visto commosso, come lo è stato tanti anni fa, è chiaro che l’emozione di un genitore che vede il proprio figlio vincere un campionato, sia qualcosa di immenso. Anche la mia mamma, era lì commossa per questa vittoria, ed entrambi contenti di avermi visto felice al termine di una  stagione che era stata un po’ avara di soddisfazioni. Nelle scorse edizioni avevamo vinto di più, quest’anno con la nuova formula delle quattro gare siamo andati a podio solo due volte, comunque su tre risultati utili, due podi possiamo ritenerci contenti.”

Con Zanardi vi siete visti dopo la gara?

"Assolutamente sì, sono andato in BMW per salutare e complimentarmi sportivamente  con Comandini, Ravaglia e con tutta la squadra. Lì ho incontrato anche Alex,  mi ha stretto la mano e stava iniziando a farmi i complimenti per la vittoria. Io l’ho fermato subito e gli ho detto che i complimenti li avrei dovuti fare io a lui per la forza e la grinta che ha messo in gara. Ho visto delle immagini in TV dove lui addirittura si aggrappava al roll bar per facilitare il cambio pilota che mi hanno fatto quasi venire i brividi. Ci siamo stretti la mano e fatto i complimenti reciproci, ma io ho sottolineato il fatto  che lui mi porta sempre fortuna, nel 2016 con lui sul podio ho festeggiato il primo titolo nel GT tricolore, cosa che si è ripetuta quest’anno.  Gli ho detto di venire più spesso, lui ha risposto con una battuta che sarebbe venuto di nuovo presto o in alternativa che  BMW avrebbe dovuto ingaggiarmi per la prossima stagione. Ripeto grandissima stima per quello che fa e per la grinta che ci mette, davvero  una persona al di fuori del normale."

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Stefano, come mai quest’anno non hai preso parte anche alla serie Sprint ?

"Non l’ho fatto perché il team ha preferito concentrarsi sull’Endurance, non sono voluto entrare nelle decisioni di Fabio Baldini, anche se gli avevo manifestato l’interesse per lo Sprint. Avrei voluto farlo, perché per un professionista quattro soli week end all’anno sono troppo pochi, ma con il team avevo avuto un ottimo rapporto lo scorso anno e ho accettato le decisioni di Fabio. Con lui mi trovo benissimo, a volte ci scaldiamo al telefono ma abbiamo un grande rispetto l’uno con l’altro, lui ci mette tanto cuore e passione e ci dà sempre tutto quello che può. Fabio credo che abbia una grande stima di me, lo ha dimostrato quest’anno quando, dopo l’ufficializzazione di Giancarlo e Jacques, ha ricevuto offerte  da tutto il mondo per il terzo pilota. Lui ha detto a tutti che aveva una priorità, ero io. Tutti volevano salire su quella macchina ma ha tenuto tutti in  stand by, preferendo me, sono orgoglioso di questo e lo ringrazio della fiducia.

La Scuderia Baldini, inoltre, è un team in cui è bello stare insieme la sera a cena, momenti in cui ognuno racconta le proprie esperienze nel mondo delle corse. Con tutte le persone del  team si sta molto bene, così come con Marco Bonardi, l’ingegnere, sono due anni che lavoro con lui,  ha una grande esperienza sulla 488 lavorandoci quasi tutti i week end con AF Corse. Sicuramente lui riesce a sopperire a  quella mancanza di test perché sa già  come preparare la macchina in ogni situazione.”

Parliamo del futuo, per il  2020?

“E’ appena terminata la stagione 2019 e vorrei cambiare strategia rispetto al passato. I contratti sono sempre stati firmati tardi, verso febbraio/marzo, quest’anno, invece, vorrei chiuderli entro l’anno. Ne ho già parlato con  Fabio, ci incontreremo presto e se ci fosse un bel programma in entrambe le serie con equipaggi che ho proposto, sono pronto a firmare subito per l’italiano, anche se mi piacerebbe tornare a fare qualcosa in Europa. La serie tricolore, però, ha un potenziale incredibile grazie a piste stupende, piloti professionisti e trasferte non impegnative che mi tengono legato a questo campionato.”

Nelle interviste post gara Gai non ha dimenticato il contributo che i suoi coequipier gli hanno dato nel corso della stagione e da loro sono arrivati subito i complimenti per la bella vittoria. Fuoco, appena sceso dalla macchina nel suo ultimo e determinante stint, mentre quelli di Fisichella e Villeneuve sono arrivati via telefono. Giancarlo ha seguito la gara in diretta dal Giappone, dove era impegnato nella 6 ore del Fuji, e ha chiamato  Stefano appena terminata la gara, così come Jacques, impegnato a Zolder, non ha fatto mancare la sua vicinanza al neo campione italiano.

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