"Marchito" Bulacia: destinazione mondiale

L'ultimo Rally Nido dell'Aquila, quarto appuntamento del Campionato Italiano Rally Terra, ha evidenziato la grande crescita di "Marchito" Bulacia. Per il sedicenne boliviano è arrivata una prestazione davvero importante. Tre prove speciali vinte e secondo assoluto ad 1"6 dal vincitore Andrea Dalmazzini.
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Il  neonato Campionato Italiano Rally Terra ci ha riservato in questa stagione molte interessanti sorprese, divertimento e tanta incertezza,  unitamente ad una indubbia qualità dei partecipanti. Ma forse la novità e la sorpresa più interessante è rappresentata dalla presenza di un giovanissimo pilota: "Marchito" Bulacia. All'inizio della stagione in molti erano più incuriositi dalla enorme distanza che ha affrontato per venire a correre in Italia, che non da altro. Infatti "Furia", come lo chiamano nel suo Paese, è nato in Bolivia e precisamente la sua città è Santa Cruz, più o meno 10mila chilometri in linea d'aria dall'Italia, eppure la scelta de' el chico  è stata molto precisa. L'Italia per imparare e crescere nel mondo delle corse e dei rally in particolare. Sedicenne, sulla via dei 17 anni da compiere tra non molto, il giovanissimo boliviano, arrivato in Italia, si è accasato all'Erreffe Rally Team, che oltre ad avergli affidato un mezzo, la Ford Fiesta R5, sicuramente competitiva e ben curata, lo ha naturalmente accolto nel miglior modo possibile, creando intorno a lui il clima giusto, così da non farlo sentire troppo lontano dalla sua famiglia e dalla sua terra. Insomma una scommessa un po' per tutti, ma anche una convinzione assoluta nei mezzi del giovane, che a dire il vero sta dimostrando, gara dopo gara, di avere numeri importanti da mettere sul tappeto verde. Si, il ragazzino che colpiva per la distanza dal suo Paese, oggi soprattutto colpisce per le sue capacità di guida, per la freddezza da pilota esperto che dimostra in ogni circostanza, nonché per i rapidi progressi che sta sfoderando sempre di più in ogni circostanza. Bravo davvero  el chico ed allora non ci resta che seguire questa sua importante crescita agonistica, perché è vero che in Bolivia ha già vinto tre titoli nazionali, ma certo che il quasi proibitivo banco di prova italiano, fa assumere  tutta un'altra dimensione all'avventura di "Marchito" Bulacia. Del resto proprio nel nostro Paese un altro suo coetaneo ha scelto la stessa strada e filosofia, strada intrapresa da chi sta costruendo un possibile futuro campione del mondo, ovvero Kalle Rovanpera, figlio d'arte e soprattutto nato in un Paese, la Finlandia, da sempre vera fabbrica di campioni da rally. E se anche loro hanno scelto l'Italia quale trampolino di lancio verso mete mondiali, una ragione ci sarà... ed  allora si rafforza anche la scelta fatta dal boliviano, appunto nato in un Paese, certo non con una tradizione rallystica, anzi...

Così abbiamo voluto ascoltare proprio "Furia" dopo la splendida prestazione fornita al Rally Nido dell'Aquila. Prestazione che lo ha portato ad un passo, precisamente 1"6, dalla vittoria assoluta, in una gara titolata per il tricolore. Una bellissima lotta ingaggiata con il leader del campionato, Andrea Dalmazzini, che ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per avere la meglio contro uno scatenato Bulacia.

Marchito, per te che arrivi dalla lontana Bolivia, l'Italia è stata una scelta  difficile. Quali motivazioni ti hanno spinto verso questa scelta?

Abbiamo scelto di venire in Italia perché si dice in tutto il mondo che è uno dei campionati più selettivi e complicati di tutta Europa. Le speciali in genere sono molto difficili, dunque venire a correre in Italia voleva dire fare tanta esperienza. Poi c'è un altro motivo: grazie alle vostre regole e ad Aci Sport, in Italia si può correre già a sedici anni e quindi siamo venuti qui.

Giovanissimo ed  in un ambiente totalmente diverso e nuovo, eppure hai subito dimostrato di saper andare forte: ti aspettavi questo? Oppure un po' ha sorpreso anche te?

Beh, non mi aspettavo già alla prima gara in Italia di vincere l'ultima prova speciale e questo mi motivò molto nello spingere nella gara successiva, anche se proprio in quella gara e nell'altra che arrivò, facemmo alcuni errori. Gli errori  però ci possono stare, perché siamo qui per fare esperienza e sommare i chilometri e allora va bene così.

La tua squadra, l'Erreffe Rally Team, ti ha messo a disposizione una macchina di ottimo livello. Hai chiesto modifiche ed interventi per sfruttare al meglio le tue caratteristiche di guida?

Si, abbiamo lavorato molto sin dalla prima gara e poi ancora, chilometro dopo chilometro, abbiamo cambiato le molle, la taratura dei differenziali, delle barre antirollio, così, gara per gara il set up si è evoluto.

Ormai hai scoperto i rally italiani. Li conoscevi? Te li aspettavi così? La cosa che più ti piace e quella che meno ti piace...

Di certo non mi aspettavo gare così difficili, così complicate. In Italia le prove speciali sono molto più strette, con molte più curve rispetto al Sud America. In Sud America non ci sono prove speciali di questo tipo. Ma quello che non mi aspettavo è stato ritrovarmi competitivo fin da subito in questo tipo di speciali. Invece per il resto non c'è niente che non mi piace.

Quest'anno c'è stato un doppio confronto con un tuo coetaneo, Kalle Rovanpera, che da più parti viene indicato come un possibile prossimo campione del mondo. Che idea ti sei fatto? In fondo tu non eri così tanto lontano da lui...

 Si,  questo confronto mi motiva tantissimo per migliorare, per lavorare di più, per colmare quel gap che c'è, anche perché Rovanpera è da più anni sulla R5, ha fatto più chilometri alla guida e ha più possibilità di fare test rispetto a noi. Però tutto questo è molto stimolante.

Il tuo progetto prevede una scalata verso il mondiale? Le prossime tappe includono ancora una tua presenza in Italia?

Si, l'obbiettivo per l'anno prossimo è quello di correre nel mondiale, nella  WRC 2 in particolare, ma anche continuare a correre in Italia per fare altra esperienza e per stare il più possibile in macchina.

Una curiosità. E' vero che hai un fratellino, a casa in Bolivia, che va forte quanto te? Anzi qualcuno ha pure azzardato, dicendo che è anche più veloce di te...

Hai avuto una buona notizia. Si, è vero. Ho un fratello, Bruno,  di 14 anni che ora sta correndo con una Mitsubishi Evo IV nel campionato nazionale ed effettivamente è già un pilota molto veloce, però per il momento deve aspettare,  manca ancora un po' per essere veloce come me...

Fratello si, ma pur sempre un possibile avversario, aggiungiamo. Ma al di là della battuta, va anche detto che nel corso dell'intervista, il suo sguardo, soprattutto parlando del fratello, è sempre stato sereno  e anche un po' dolce. Un ragazzo molto tranquillo nel quotidiano, che tanto ancora dovrà conoscere e scoprire nella vita, quanto apparente pilota di razza, ferocemente determinato e terribilmente veloce; chiedere per informazioni ad Andrea Dalmazzini...; insomma, si dice: se son rose, fioriranno.  E allora non possiamo che augurarci che il nostro Paese rappresenti sempre di più l'ideale trampolino di lancio per giovani talentuose promesse dello sport, nonché futuri campioni del mondo.