Ignazio Giunti a cinquanta anni dalla scomparsa

In un incidente assurdo alla 1000 km di Buenos Aires
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50 anni fa l’incidente assurdo, alla 1000 km di Buenos Aires, che privò il mondo delle corse internazionali di un talento unico.

Nel giorno della sua scomparsa avvenuta cinquanta anni fa, Automobile Club d’Italia, pubblica un ricordo di Ignazio Giunti, pilota romano nato il 30 agosto 1941, scritto dal giornalista Franco Carmignani.

Cresciuto nei campionati propedeutici della Federazione, proprio sul Circuito di Vallelunga - dal 1967 di proprietà proprio di ACI - Giunti si è fatto conoscere mettendo in mostra la sua grinta e la sua grande classe, per poi spiccare il volo verso le vette più alte dell’automobilismo sportivo tricolore.

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IGNAZIO GIUNTI

di Frano Carmignani

Di tempo ne è passato moltissimo. Esattamente cinquant’anni fa, il 10 gennaio, in un incidente assurdo durante la 1000 Km di Buenos Aires si spegnava Ignazio Giunti la grande speranza dell’automobilismo italiano. Il campione romano appena un anno prima era sbarcato alla Ferrari, il sogno di qualsiasi pilota nostrano, per forza di cosa limitatissimo ai soli fuoriclasse.

“Gnazio” era cresciuto a pane e motori, nel 1961 un esordio …clamoroso con un’Alfa Romeo Giulietta blu preparata da Urbani. A Vallelunga a forza di testacoda e sportellate si beccò la bandiera blu da Giulio Baravelli, che in ogni caso ne voleva solo frenare l’esuberanza. Baravelli aveva troppa esperienza per non aver intuito la stoffa di quel giovanotto, che infatti cominciò a costruirsi passo dopo passo con sacrificio ed entusiasmo una carriera credibile. Con l’Abarth 1000 ufficiale data in gestione alla Scuderia Bardhal di Firenze gira tutta l’Europa per correre il Challenge Turismo. Viaggi lunghissimi e faticosi, da solo al volante di una berlinona americana con il carrello e la vettura da corsa al traino, sempre su strade provinciale e passi di montagna per evitare i pedaggi e far quadrare i conti.

Esperienza utilissima e formativa, al pari del Campionato Italiano Turismo Gruppo 2 corso con la Giulietta preparata da Urbani, suo primo grande ammiratore. Il duello serrato con Enrico Pinto, il fratello del rallyman Lele, pure cresciuto in pista, porterà entrambi in Autodelta. Nasce la “generazione GTA” con le nuove leve italiane Andrea De Adamich, Ignazio Giunti, Nanni Galli soprattutto, che crescono fiancheggiati dai più esperti Teodoro Zeccoli, “Zeccolone” come lo chiama Ignazio, e “Geki” Russo. Giunti vincerà il titolo europeo della montagna, De Adamich due la Seconda Divisione in pista, per passare poi il testimone a Spartaco Dini. Il clima in Autodelta è quello giusto. Con l’ing. Chiti il rapporto è ottimo, tant’è che Ignazio ottiene il permesso di correre anche con le GTA bianco-rosse (il colore da lui stesso suggerito) di Franco Angelini, il “mago” romano con cui forma un binomio imbattibile, merito del pilota e del preparatore che si stimano profondamente. Lavorano insieme fino alle ore piccole per raggiungere il rotolamento ideale della vettura facendola scivolare in folle su un piano inclinato, oppure escono in prova con la “paperella” sullo scarico. “Ogni volta che apportavamo una modifica abbassava di un decimo il tempo sul giro” raccontava soddisfatto Angelini Nasce così il “Re di Vallelunga” semplicemente imbattibile, al pari delle Giulia biancorosse con le quali corrono anche Angelo Pelatelli e Mario Radicella, il “Comandante” che quando non è in pista è ai comandi di Jumbo Alitalia.

La successiva 33 irrobustisce il gran ritorno alle corse dell’Alfa Romeo e permette a Giunti & Co di crescere. Quell’esaltante secondo posto in coppia con Nanni Galli alla Targa Florio dietro la Porsche di Vic Elford e del Barone Pucci promuove i due gemelli del Quadrifoglio “G&G” che dominano anche il referendum lanciato da Autosprint.

Per Giunti arriva a questo punto l’inevitabile telefonata da Maranello. E nel 1970 c’è l’esame più arduo. Accolto da molti con sufficienza, il pilota romano deve ingoiare assieme a Vaccarella la beffa di Sebring dove la 12 Ore la vince Mario Andretti salito sulla loro 512S per l’ultimo stint!

Ma alla 1000 km di Monza Giunti conquista tutti con una gara superba spalleggiato dal “Professore” con il quale è poi terzo alla Targa Florio e quarto a Spa. A Watkins Glen ritrova Mario Andretti con il quale c’è feeling che va al di là del terzo posto.

In definitiva la 512S ha purtroppo evidenziato dei limiti. L’unico successo iridato porta la firma del campione romano assieme a “Piedone” e a “Ninni”. L’ing Forghieri corre ai ripari e con la 512M (Modificata) sfida le finora imbattibili Porsche 917. A Kyalami nella classica 9 Ore sudafricana non ancora inserita nel calendario iridato la 512M dà subito scacco matto alla balena tedesca. E’ significativo che al volante della rinnovata vettura di Maranello ci siano Ignazio Giunti e Jacky Ickx, i due piloti di punta Ferrari per il 1971. I programmi sono ambiziosi il campionato mondiale F1 e il campionato mondiale prototipi con la nuova 312 P equipaggiata con il motore 12 cilindri boxer della monoposto, tanto che molti associano la B alla sigla ufficiale 312P di quella che più prosaicamente viene indicata come…monoposto matrimoniale!

Primo impegno la 1000 km di Buenos Aires il 10 gennaio 1971. Ferrari manda una sola 312P per Giunti e Merzario. Purtroppo sarà una delle più brutte storie dell’automobilismo sportivo.

Partito con il secondo tempo in prova Giunti va subito all’attacco delle 917 ufficiali e conquista saldamente la prima posizione. La corsa è lunga ma la Ferrari sembra destinata a vincerla. C’è però una Matra in difficoltà. E’la MS660 tre litri con il numero 24 in panne per mancanza di benzina. Jean Pierre Beltoise pilota esperto per quanto caparbio, viene improvvisamente travolto dal raptus di spingere il prototipo celestino ai box, e rende la situazione ancora più …criminale mettendosi in mezzo alla pista. Incuranti della pericolosità della situazione, direttore di gara e commissari stanno a guardare. Inevitabilmente sulla curva che immette sul rettilineo d’arrivo che si affronta a oltre 200 km/h, Beltoise si trova in traiettoria. Arrivano due Ferrari, la 512M della Scuderia Filipinetti che sta per essere doppiata e la 312P di Giunti più bassa che ha una visuale anteriore ridotta. Mike Parkes che è davanti scarta bruscamente, forse troppo…e Giunti che gli era praticamente attaccato si trova di fronte quell’ostacolo mortale. Perisce sul colpo mentre la vettura è avvolta dalle fiamme. Beltoise che invece era sulla sinistra della sua Matra se la vede sfilare ed è il miracolato della tragedia. Sarà tardivamente punito con una pena lieve.

Quella drammatica vicenda scuoterà gli animi e darà luogo ai primi ripensamenti sulla sicurezza, anche se ci vorranno diversi anni prima di vedere progressi significativi.

Giunti rimane un talento incompiuto a livello massimo. C’è chi gli pronosticava il titolo mondiale F1. Chissà? È bello pensarla così. Nel 1970 all’esordio a Spa si era piazzato quarto, a Zeltweg e Monza quinto in prova. Certamente stava diventando il pilota più completo, forse più motivato di Ickx e Andretti e di maggior classe rispetto a Regazzoni…